Una nuova me: da Giulia Giarola a Lettere leggère
Fare le cose con passione: ti è mai capitato davvero? Preparare una cena speciale per la persona che ami, studiare una materia che ti emoziona, raggiungere un obiettivo perché ti dà la carica, scegliere un lavoro che ti fa alzare col sorriso ogni mattina, leggere un libro fino a notte fonda.
Io non riesco a fare qualcosa bene se non ci metto la passione. Se non mi piace ciò che sto facendo. Non ci riuscivo con la matematica al liceo, né quando portavo il caffè e rispondevo al telefono per un’azienda di banner pubblicitari. O quando lavoravo fino alle due del mattino alla reception di un centro termale. Magari tengo duro e faccio buon viso a cattivo gioco, svolgo il compito che mi è stato assegnato senza battere ciglio, ma questo non lo definirei vivere.
La passione è ciò che mi ha sempre portata al risultato che volevo ottenere: conquistare la cintura nera di Karate, laurearmi, aprire la partita IVA, prendere un master, scrivere il mio primo romanzo. Ed è quella stessa scintilla d’amore che mi ha spinta a rinnovarmi dopo sei anni da freelance. Perché la verità è che non riesco a sopravvivere. A fare qualcosa solo perché “devo”. E quindi eccomi qua, a inaugurare il mio primo studio di scrittura creativa: Lettere leggère.
Dopo mesi di costruzione, analisi, dubbi e riflessioni, sono pronta per fare un grande passo in avanti e riaccendere il fuoco che mi ha fatto innamorare di questa professione. Ogni rapporto che si rispetti ha bisogno di cure e attenzioni, soprattutto dopo tanti anni insieme. E la mia relazione con il lavoro stava vivendo troppi bassi per non correre ai ripari: servizi poco soddisfacenti, progetti che non mi rispecchiavano, e di conseguenza una passione sempre più debole e stiracchiata.
Lettere leggère sono io che mi libero dell’armatura per tornare a volare. È il mio amore per le parole che trova finalmente un rifugio da condividere con gli altri. È una malga che ti accoglie con un piatto bollente di canederli dopo quattro chilometri in salita. È l’inizio di quella che vorrei diventasse a tutti gli effetti una scuola di scrittura. Non per imparare a scrivere, ma per riscoprire l’amore verso una forma di comunicazione che ci permette di esprimere il nostro io più intimo.
Lettere leggère è la consapevolezza di quanto mi piaccia insegnare e di quanto mi emozionino le storie personali, così come i progetti fatti con il cuore. E per arrivare a questo nuovo brand non potevo che affidarmi alla professionalità delle persone migliori. Migliori perché più vicine al mio modo di essere e di vedere il mondo. Come Silvia Pais, che ha creato il mio nuovissimo logo. Quando l’ho visto la prima volta la mia curiosità si è accesa all’istante, ma quando Silvia mi ha spiegato il suo significato, ho capito che era esattamente ciò che volevo.
È la scansione di una foglia raccolta al Giardino Giusti di Verona, la città in cui sono nata e in cui vivo. Fa parte della stessa famiglia di foglie usate da Silvia per alcuni suoi collage presentati a una mostra, dove le foglie sono diventate le ali di una statua.
“Perché l'ho scelta per te? - mi ha scritto per email - Devo ammettere che trovare un’idea per il tuo logo non è stato affatto facile: hai tanto da dire e da raccontare, ma la leggerezza e la magia di cui sono fatte le tue storie è difficile da incanalare in un marchio o in un disegno che non risulti banale o infantile. Mi ha colpito il tuo legame con la natura e con il bosco. Poi per caso (come sempre accade) l’idea della foglia di Giardino Giusti, che sembra un’ala con tutte le venature. Leggera. Delicata. Preziosa.”
Potevo non innamorarmi immediatamente di una storia del genere?
Grazie a Silvia, Lettere leggère ha preso vita come per magia con un’immagine precisa e un logo che non ci penserei due volte a tatuarmi. E a proposito di professionisti che mi hanno aiutata in questa impresa, ne approfitto ovviamente per ringraziare Mirko, mio marito, che mi ha guidata nella realizzazione di questo sito, ma soprattutto è l’autore delle splendide fotografie contenute in esso: dai ritratti in bianco e nero agli scatti a colori con gli oggetti di scena. Potrei sembrare di parte se dicessi che per me non esiste un fotografo più bravo? Eppure lo è. Perché non conosco nessuno che mette così tanta anima in quello che fa.
Pensare a questo rebranding di me stessa, scegliere il mio nuovo nome e ogni singola parola usata per descrivermi, è stato un viaggio che rifarei mille volte. Un viaggio che è solo all’inizio, senza cinture di sicurezza e con i capelli al vento.
Giulia