Rebranding: come ho affrontato un nuovo inizio
Ammettiamolo: pensare di stravolgere tutto, cambiare e ricominciare è terrorizzante. Ci sentiamo piccoli davanti a un futuro incerto, ma molto più grande di noi. E costa fatica rinnovarsi. Ci vuole tempo, dedizione e soldi da investire. Quindi, chi ce lo fa fare? Chiamatemi romantica, perché per me la passione è la risposta a quasi tutte le domande. Senza non saremmo che corpi senz’anima, vivi solo per sopravvivere.
Ho iniziato a lavorare da freelance nel 2015. Il primo anno guadagnavo meno di 600 euro al mese. È stato tremendo, ma sulla base di quei sacrifici ho imparato un mestiere nuovo, ho creato un portfolio, fatto formazione e allargato la mia rete di clienti. A marzo 2016 ho aperto la partita IVA e da quel momento ho iniziato ad avere uno “stipendio fisso”, se vogliamo chiamarlo così. Non ho avuto un attimo di pausa e negli anni mi sono reinventata spesso, come quando ho cominciato a insegnare copywriting e social media management fra il 2018 e il 2019. Nemmeno durante il primo periodo di pandemia mi sono fermata: ho approfittato del tempo in più a disposizione per scrivere il mio primo romanzo e da quel momento ho capito che avrei voluto continuare su una strada precisa: scrivere solo di ciò che mi fa battere il cuore. Ecco perché ho deciso di fare un rebranding del mio lavoro, proponendomi con un nuovo nome e una diversa tipologia di servizi, più affine ai miei reali interessi.
Cos’ho fatto per rinnovare il mio brand?
La domanda sorge spontanea: come ci si reinventa? Si può fare a piccole dosi, come un’azienda che rinnova soltanto il proprio logo (vedi Google, Pepsi e altri colossi), oppure scegliere un rebranding più ampio a seconda delle proprie necessità. Io per esempio avevo bisogno di fare un grande passo in avanti modificando il nome, il logo e l’intero sito dedicato al mio lavoro. Come ho compiuto questa trasformazione?
1. Ho creato una guida strategica
“Quando si è in dubbio, trovo che tornare sui propri passi sia un modo saggio di cominciare”, diceva il preside di Hogwarts, Albus Silente. E così ho fatto: ho creato un documento che è diventato il mio faro luminoso in questa impresa e sono partita descrivendo chi sono, cos’ho fatto finora, gli elementi critici della mia attività e quelli che vorrei mantenere. Nel momento in cui ho analizzato la situazione e l’ho vista nero su bianco sullo schermo del mio computer, ho iniziato a capire cosa avrei voluto fare.
All’interno della mia guida strategica poi, ho messo in evidenza gli obiettivi da raggiungere, le competenze, i valori e i punti di forza che mi distinguono. Ci sono tanti copywriter in Italia, perciò mi sono concentrata sulle caratteristiche che mi rendono unica, perché sono queste che spingeranno le persone a conoscermi e a scegliermi per un servizio di scrittura creativa.
Ho proseguito inserendo una lista di controllo che mi permettesse di non dimenticare niente e di spuntare ogni azione portata a termine, come: scegliere il nuovo nome, creare i testi del sito, aggiungere un account Instagram dedicato e via dicendo. Sembra banale, ma io sono una di quelle persone che se ha bisogno del dentifricio e non lo scrive nella lista della spesa poi torna a casa con tutto il supermercato nelle buste... tranne il dentifricio.
Nella mia guida strategica non poteva mancare anche uno studio sui principali competitor nello stesso settore: sono andata a vedere chi sono, che parole usano, come si muovono sui social e che tipo di post pubblicano. In questo modo mi sono fatta un’idea di cosa mi piace e cosa no, da chi prendere ispirazione e come realizzare dei contenuti originali.
Il capitolo più importante del mio documento di rebranding è stato quello sulla mia nuova identità visiva e verbale, dove ho inserito:
le parole chiave che rispecchiano me stessa, il mio lavoro e i miei ideali
le sensazioni che desidero evocare attraverso la scrittura
le peculiarità che deve avere il mio nuovo nome
una palette di colori preferita in armonia con tutto il resto, da usare sul sito e sui social
Per finire, ho concluso la mia guida strategica con la costruzione dettagliata del mio nuovo sito, dalle pagine principali al portfolio, senza trascurare alcun elemento (sì, anche un piccolo piano editoriale per il mio nuovo blog).
2. Ho investito tempo e risorse per logo, foto e nuovo sito
Dirò molto poco in questo paragrafo a dire il vero, ma ogni parola è di cruciale importanza: mi sono affidata a dei professionisti per tutto ciò che non era di mia competenza. Di questo ne ho parlato già molto bene in un altro articolo del mio blog che ovviamente ti invito a leggere. Il punto che mi interessa evidenziare comunque è il fatto che non ci si può improvvisare grafici, fotografi o qualsiasi altra cosa ci venga in mente: l’immagine è un elemento essenziale in un’operazione di rebranding, e per evitare di fare un gigantesco buco nell’acqua è fondamentale affidarsi a qualcuno che ha le capacità giuste per farci apparire al meglio.
Concludo questo lungo articolo con una frase che riassume bene il mio pensiero quando si vuole investire su sé stessi e avere successo: “La gente non compra quello che fai, ma perché lo fai.” (Simon Sinek)