Scrivere è come scolpire: un’esercizio di precisione

 

Scrivere è come scolpire, bisogna togliere. È un esercizio faticoso, e qualcuno preferisce evitarlo. Ecco spiegata la massa di parole inutili a spasso per il sistema solare.

Queste fantastiche parole di Beppe Severgnini mi danno il “La” per la riflessione di oggi. La scrittura, proprio come la scultura, non consiste solo nell'aggiungere, ma soprattutto nel sottrarre, nel lavorare con estrema pazienza per rimuovere il superfluo e portare alla luce la forma autentica del testo.

La fase di revisione: essere spietati con la propria penna

Ne discutevo proprio qualche tempo fa con un mio studente, uno scrittore in erba che ho guidato nella progettazione di un romanzo fantasy. Durante le nostre lezioni online, abbiamo parlato della revisione, una fase inevitabile per chiunque scriva. Alcuni scrittori la affrontano alla fine del manoscritto, altri capitolo per capitolo. Non importa quando arrivi il momento, ma come si affronta: bisogna essere spietati con la propria penna.

Rimuovere le ripetizioni, eliminare gli avverbi quando non sono fondamentali, sfoltire le frasi dalle d eufoniche, evitare i cliché e dedicare attenzione maniacale alla punteggiatura. Ogni parola deve avere un senso, un valore e una funzione. Non c’è spazio per ciò che appesantisce la lettura. Imparare a togliere, a lasciare solo l’essenziale, è il primo passo per rendere la scrittura più fluida e incisiva.

Pulire la scrittura: la lezione del mio editor

Nel 2019 il mio editor mi disse che dovevo imparare a togliere la polvere dalla mia scrittura. Quella frase mi colpì, e da allora ho sempre applicato questa filosofia a ogni pagina che scrivo. La revisione è diventata per me una fase imprescindibile, tanto da essere diventata il fulcro della mia professione. Rileggo ad alta voce, ascolto il ritmo delle frasi, controllo che le parole scorrano armoniosamente. Se inciampo nella lettura, capisco che qualcosa non funziona: forse una parola va tolta o sostituita, un periodo va semplificato o un concetto ha bisogno di più chiarezza.

La perfezione in scrittura è un’utopia, ma il miglioramento è sempre possibile, sia sul piano tecnico che stilistico. E questo non vale solo per la narrativa, ma per qualsiasi forma assuma un testo. La regola è la stessa: fai pulizia, scolpisci le tue parole, elimina quel dannato superfluo.

La scrittura come scultura: rivelare l’essenza

La scrittura, come la scultura, è un’arte che richiede pazienza, precisione e visione. Lo scultore, davanti a un blocco di marmo grezzo, non aggiunge, ma toglie. Ogni colpo di scalpello rimuove frammenti inutili, portando a galla l’opera nascosta al suo interno. Allo stesso modo, lo scrittore cesella le sue parole, scarta ciò che non serve e modella le frasi per rivelare la forma più pura del pensiero.

È un lavoro minuzioso, in cui ogni parola è un gesto ponderato e deciso, finché, sotto i suoi occhi, non emerge una storia completa e compiuta. Ciò che rimane alla fine è l’essenza: la scrittura libera dalla confusione, capace di esprimere il significato più profondo e toccare l’anima del lettore.

Scrivere è come scolpire perché richiede la capacità di vedere oltre la superficie, di capire cosa serve veramente e cosa può essere cancellato. Per questo, ogni scrittore dovrebbe imparare a essere spietato con sé stesso, cosicché la bellezza latente delle parole affiori. La scrittura è un atto di creazione, ma anche di liberazione: togliere per lasciare spazio alla verità che vogliamo raccontare.

Indietro
Indietro

Perché avere un personaggio in testa per una storia non basta

Avanti
Avanti

Marta farfalla